Il dramma di Alberto Trentini
È da oltre due mesi che la famiglia di Alberto Trentini vive un’angoscia senza fine. Il cooperante veneziano, arrestato dalle autorità venezuelane il 15 novembre scorso mentre si trovava in missione umanitaria, è da allora scomparso nel silenzio delle istituzioni. A oggi, non sono giunte informazioni ufficiali sulla sua detenzione, né sulle accuse a suo carico.
Alberto Trentini, 38 anni, è un professionista con oltre un decennio di esperienza nel campo della cooperazione internazionale. Giunto in Venezuela lo scorso ottobre per conto della Ong Humanity & Inclusion, si dedicava a fornire supporto alle persone con disabilità.
Durante un trasferimento da Caracas a Guasdalito, è stato fermato a un posto di blocco e da allora di lui si sa solo che sarebbe stato trasferito a Caracas, dove si troverebbe in una struttura di detenzione.
L’appello della madre
Le parole della madre, Armanda, riflettono l’angoscia della famiglia: “Non sento mio figlio da due mesi. Siamo nel buio più totale. Alberto è una pedina in un gioco politico più grande, ma non possiamo accettare che il suo impegno umanitario venga ignorato. È un figlio speciale, la cui gioia più grande era portare un sorriso a chi soffre.”
Il governo italiano, attraverso il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha convocato l’incaricato d’affari venezuelano, chiedendo il rispetto delle leggi internazionali e il rilascio immediato di Trentini. Anche la Ong per cui lavorava ha dichiarato di essere impegnata per la sua liberazione, pur mantenendo riserbo per non compromettere eventuali negoziati.
Diplomazia e speranza
L’appello arriva forte anche dal gruppo consiliare veneto del Partito Democratico, che tramite Zottis sottolinea: “Serve accelerare le trattative per garantire il suo rilascio e tutelare la sua salute.”
Trentini è un esempio di dedizione e altruismo, come dimostrano le sue missioni in tutto il mondo, dalla Colombia al Libano. Venezia, la sua città natale, attende con speranza che Alberto possa tornare presto a casa, riabbracciando la sua famiglia e riprendendo il suo prezioso lavoro umanitario.
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