Violenza domestica, in sala operatoria all’Angelo tre donne ogni sei mesi per gravi lesioni al volto: mascelle spezzate, zigomi scomposti, mandibole lussate, orbite oculari fratturate. Tutte vittime giovani curate nel reparto di Chirurgia maxillo facciale.
Sono impressionanti i dati diffusi in queste ore dalla regione Veneto , il Comune di Venezia e l’Ulss3 serenissima sulle violenze che colpiscono le donne tra le mura domestiche. Si parte da qui per celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne di domani 25 novembre.
La grave situazione di violenza e il commento del primario Franzinelli
“Compagni violenti anche alle porte dell’ospedale. Le fratture sono tipiche e abbiamo imparato a riconoscerle”
Un ceffone spezza la mascella della fidanzata quattordicenne. Un pugno scompone lo zigomo della compagna ventenne. Un gancio al mento lussa la mandibola della convivente quarantenne.
Sono tutte giovani. Sono tutte ricoverate nel reparto di Chirurgia maxillo facciale dell’ospedale mestrino dell’Angelo. E sono solo le ultime tre. Con traumi di questa gravità arrivano in sala operatoria a ritmo di almeno tre ogni sei mesi.
Tutte donne “condannate” prima che quell’ultima frattura non le spinge a confidarsi con i chirurghi che le operano, insospettiti dalle fratture che ormai hanno imparato a riconoscere.
“Ci siamo trovati i loro compagni violenti anche alle porte del reparto – dice il primario Michele Franzinelli -. E siamo riusciti ad allontanarli. Sembra un paradosso, ma quando le vittime non riescono e non possono parlare, in molti casi la loro frattura al volto rivela un trauma prima che sia troppo tardi. Se mi dicono che sono cadute dalla bici, ma hanno una mandibola rotta senza abrasioni evidenti sul viso, è facile invece che siano state colpite da un violento manrovescio. Questo ci mette subito in allerta”.
Tipi di lesioni al volto per violenza domestica
Le lesioni alle ossa del volto riscontrate dai chirurghi maxillo facciali dell’Angelo nel caso di violenza domestica sono di tre tipi:
- La frattura all’angolo mandibolare prodotta con un pugno laterale. “Per questa procediamo con una riduzione della frattura utilizzando delle placche in titanio di osteosintesi – spiegano gli specialisti dell’ospedale di Mestre -. In molti casi con questo intervento c’è un recupero completo, in altri, nonostante la bravura di chi opera, la lesione dell’aggressore può provocare danni irreversibili ai nervi insieme alla perdita di elementi dentali”.
- La frattura del complesso orbito mascellare zigomatico indotta da una sberla o un pugno nella zona oculare. “Per ridurre la frattura, in queste circostanze pratichiamo un’incisione sulla palpebra inferiore, per riuscire a ruotare e rimettere in sede lo zigomo. Anche qui, nei casi più gravi, possono rimanere segni permanenti della violenza subita”
- Il blow out causato da un pugno nell’occhio, che produce la rottura della parete inferiore dell’orbita oculare e uno spostamento dell’occhio. “In questi casi con un accesso transcongiuntivale o transpalpebrale recuperiamo l’osso del pavimento e lo riposizionato. Se questo non ha più tenuta, poniamo del materiale eteroplastico e favoriamo il ritorno dell’occhio alla sua posizione originale.
Le parole del chirurgo maxillo facciale Cristina Ghirotto
“Ma io ho sperato sempre che smettesse” raccontano quasi tutte al chirurgo maxillo facciale Cristina Ghirotto, che dell’équipe medica è colei che spesso riesce a guadagnare la fiducia delle vittime. “Molte volte sono donne completamente soggiogate dai loro uomini che le picchiano dove non si vede, le isolano dal resto del mondo, le privano di ogni autonomia, le controllano anche a distanza e le spingono a negare l’evidenza – spiega il medico -. Ci accorgiamo che vengono annullate psicologicamente. Alcune di loro una volta guarite, quelle che negano fino alla fine i torti subiti per paura, prima della dimissione sentono di non avere scelta e scappano segretamente con i loro aguzzini”.
Il direttore sanitario dell’Ulss 3 Serenissima Giovanni Carretta
“Domani è la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne e anche i nostri specialisti ospedalieri, su questo fronte, sono sempre in prima linea, chiamati ad intervenire più spesso di quanto si possa immaginare.
Il lavoro che si svolge con il territorio, con la rete delle associazioni anti violenza, con l’aiuto degli psicologi, degli assistenti sociali e delle case protette è importante ed è stato sviluppato in modo forte in questi ultimi anni. Purtroppo rimangono numerosi i casi che inevitabilmente sfuggono alla rete dei servizi. Il nostro grazie va alle nostre équipe di professionisti di primissimo livello che si spendono nel modo migliore possibile non solo nella cura, ma anche nella sensibilità e nell’attenzione ai vissuti umani personali”.
I numeri degli sportelli antiviolenza
Una situazione che riflette quanto avviene nel resto della regione dove, nell’ultimo anno, gli sportelli antiviolenza hanno preso in carico 3450 donne, un numero fortunatamente leggermente inferiore a quello del 2020. Le coorti di età più numerose risultano essere quelle comprese tra 31 e 40 anni e tra 41 e 50 anni. Le coniugate sono le più numerose e il 54% delle donne ha una relazione di unione-convivenza.
Esiste anche un 2% di casi in cui è la donna ad essere violenta nella coppia.
Domani venerdì l’M9 ospita dalle 10 alle 19 per il terzo anno la maratona promossa da Mestre di testimonianze, riflessioni, interventi di studiosi, esperti, operatori del settore, Forze dell’Ordine, personalità della politica e della cultura. Si alterneranno momenti di spettacolo, con musica dal vivo, video, balletti, poesie.
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